Nozze di sangue - Recensione

Buon giovedì lettori! Pensavate di essere stati abbandonati? No no, state tranquilli, sono ritornata. La mia assenza è dovuta a vari esami all'università, causa per cui non ho potuto dedicarmi né al blog né, cosa ancora peggiore, alla lettura. Grazie al cielo, però, un esame prevedeva la lettura di tre libri a scelta, ed è proprio di uno di questi che vi parlo oggi:Nozze di sangue di Marco Cavina.
Titolo: Nozze di sangue. Storia della violenza coniugale
Autore: Marco Cavina
Editore: Editori Laterza
Prezzo: cartaceo  20.00 (in ristampa)
eBook  11.99
Pagine: XIV-256


TRAMA
"Di recente la Cassazione italiana si è trovata a giudicare un caso di maltrattamenti in cui il marito si giustificava sostenendo di aver picchiato la moglie per educarla a diventare una brava donna di casa, esperta nella 'gestione' domestica. Suo scopo era stato quello, a suo avviso ragionevole se non meritorio, di indurre la sua compagna a osservare regole di comportamento ispirate a un modello ideale di gestione familiare. Il suo era in sostanza il fine educativo che aveva legittimato tradizionalmente l'esercizio della potestà maritale. Tale argomentazione, sostenuta in primo grado e davanti alla corte d'appello di Torino, è stata infine respinta dalla Cassazione, che ha escluso qualsiasi 'rilievo al fine educativo' nel rapporto fra marito e moglie." In queste pagine Marco Cavina indaga un tema di grande attualità, ricostruendo secoli di storia in cui la violenza maritale è stata prima giustificata dall'ambiente culturale circostante e poi divenuta un crimine perseguito in tutta Europa, ma la cui giustificazione è ancora fortemente radicata nel tessuto sociale. L'autore lavora su fonti dottrinali (teologi, precettisti morali, giuristi, politici), letterarie (novelle, commedie) e processuali, e le confronta con la cultura dominante nel corso dei secoli per poi esaminare gli ambiti nei quali maggiormente la violenza si è manifestata: quella correzionale diretta a educare la moglie, nel senso di farle rispettare le scelte che per l'intera 'casa' il marito riteneva di fare.

RECENSIONE
"I proverbi formalizzavano le opinioni comuni: «chi batte sua moglie la fa strillare, chi la ribatte la fa tacere», «buon cavallo o cattivo cavallo vuole lo sperone; buona moglie o cattiva moglie vuole il bastone»"
Risale a un mese fa il numero di 114 femminicidi, nel solo 2017. Il tema della violenza sulle donne, all'interno della famiglia o meno, è sempre più attuale, e da studiare nel profondo. Perché non è, come sappiamo, un fenomeno nuovo, ma risale ai tempi antichi, quando la famiglia, patriarcale, vedeva nella donna un essere da 'ammaestrare', incapace di scelte autonome. Ed è proprio dalle origini, dallo stato romano, che Cavina parte, per raccontare come il posto della donna si sia modificato nei secoli, come quelle che prima erano percosse a fini educativi, appoggiati ed approvati da tutta la società, persino dalle leggi, sia poi diventato, grazie alle rivoluzioni del XVIII secolo, un reato. E mentre prima era possibile percuotere la propria moglie, quasi fino ad ammazzarla, col passare dei secoli diventa reato anche solo il maltrattamento psichico della moglie. E la donna, da sempre in un ruolo subalterno, riesce, almeno nelle leggi, ad avere una propria individualità, e ad essere considerata un essere dotato di ragione e sentimenti propri.
"La violenza sulla moglie si formalizzò nei termini di un reato, duello di 'maltrattamenti in famiglia' primo passo di una criminalizzazione sempre più capitale della violenza domestica. Svanivano - almeno formalmente- i recinti della liceità e della tolleranza: gli abusi maritali divenivano reato a se stante, prima ancora che motivo di separazione giudiziale"
Ho scelto io questo libro, fra una lista di circa 40 libri, e non avrei potuto fare scelta migliore, sia per il tema trattato, sia per il modo in cui se ne parla. Infatti credo che ognuno, ma, soprattutto, ogni donna, dovrebbe conoscere i passi avanti che sono stati fatti. Dovremmo sapere come eravamo trattate prima, e cosa era permesso fare agli uomini, per capire cosa non è più lecito, cosa non dobbiamo accettare che ci venga fatto. Le botte, le torture, gli insulti (e non quelli che ognuno di noi si scambia durante le liti, ma quelli denigratori, che puntano solo ad offendere nell'intimo l'anima di Donna) non devono più essere accettati. Non avrebbero dovuto essere tollerati neanche prima, ma non si può tornare indietro. È nostro compito, e non ci sono differenze di genere, riconoscere che il mondo è cambiato, e che come tale non si possono più tollerare alcuni gesti del passato, e la violenza sul proprio coniuge (sia uomo che donna) è uno di questi.
La cosa che ho apprezzato di questo libro è che, pur essendo un tema difficile da trattare e da leggere, non è scritto in modo pesante. Dà molte notizie che sconvolgono, e personalmente in alcune pagine mi sono dovuta fermare a riflettere, ad esempio quando dice che il coniuge non poteva apportare modifiche al proprio aspetto senza il consenso dell'altro (non erano libere neanche di dimagrire, o tagliarsi i capelli). Però le dà in modo giusto, senza esagerare, senza appesantire un tema già difficile di suo.
Se siete interessati a conoscere le tappe che hanno portato alla concezione della moglie alla pari del marito nell'ambito coniugale, penso che sia il libro giusto per voi. 
Vi lascio con una citazione del Roman de la Rose, composta da Guillame de Lorris e Jean de Meun nel Duecento, che fa capire come, forse, non per tutti la propria moglie era allo stesso piano di un servo.
"L'uomo dell'uomo pari e uguale                                          Niente voleva di personale,                                      Riconoscendo vero quel detto:                                                «Dove è il dominio lì non v'è amore».                               L'uomo che voglia prevaricare                                             quello non ama, poi che l'amare                                                  è gentilezza, è cortesia,                                                          non vituperio, né villania.                                                   Quando un uomo batte la sposa                                               poi che una vita dispendiosa                                                                     vive fra danze, giochi e carole,                                  sicuramente quello non vuole                                             salvare le nozze, ma possedere                                           l'altra nel corpo e nell'avere"

VOTO 

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