Ivanhoe

Buongiorno lettori,
dopo davvero troppo tempo torno con una mia nuova recensione e oggi vi parlo di "Ivanhoe" di Walter Scott.


















Ivanhoe è considerato dagli studiosi uno dei primi romanzi storici che siano mai stati scritti, è stato pubblicato per la prima volta nel 1819 e, ovviamente, è uno dei classici, delle pietre miliari della letteratura inglese.
Lo avevo in biblioteca da moltissimo tempo, in un'edizione un po' vecchiotta e con conseguente traduzione obsoleta, tuttavia a me non ha mai dato fastidio leggere su edizioni vecchie e quindi, complice il fatto che volessi allontanarmi dalla mia confort zone (ma non troppo in quanto classico), ho deciso di leggerlo.
Devo premettere una cosa: è uno dei pochissimi libri ambientati nel Medioevo inglese che io abbia mai letto; per quanto l'ambientazione cavalleresca tipica del libro mi abbia sempre affascinato, non l'ho mai approfondita più di tanto e tornando indietro, mio malgrado, probabilmente non affronterei la lettura di quest'opera.
Ti senti sempre un po' una cattiva persona a parlar male di un classico, quasi come se tu fossi incapace di capirne la magnificenza, perché se è un classico un motivo ci sarà, ma io sinceramente il motivo non l'ho capito e ora cercherò di spiegarvi meglio il perché.
La vicenda si svolge in Inghilterra, presumibilmente intorno al 1170, sullo sfondo le lotte interne tra Sassoni e Normanni. A regnare in quel periodo vi era Riccardo Cuor di Leone, il cui trono è stato usurpato dal fratello Giovanni mentre Riccardo era impegnato nella terza crociata.
Ivanhoe parte al seguito di Riccardo e per questo si guadagna le inimicizie del padre che lo disereda e pone le sue speranze nel nipote Atelstano che spera di far sposare a Lady Rowena, in maniera tale da poter offrire un' alternativa valida alla dinastia normanna e poter così aspirare al trono d'Inghilterra;
Ivanhoe, però, riesce a tornare in patria e, per farla breve, riesce ad ottenere il perdono del padre e a sposare Lady Rowena; torna pure Riccardo Cuor di Leone, che con l'aiuto di Robin Hood riuscirà a sfuggire all'attacco di alcuni briganti e a vincere alcune battaglie, ma soprattutto fa cessare, visto che era considerato morto, le lotte interne per la successione al trono.
Infine, ultima vicenda, quella della bella Rebecca, fanciulla di altissimi valori, innamorata di Ivanhoe, non ricambiata perché ebrea, che entra nel mirino di Bois-Guilbert, mercenario al seguito di Re Giovanni che vuole sposarla a tutti i costi, ma deve prima riuscire a convertirla al cristianesimo. La fanciulla, non innamorata del cavaliere e fedelissima alla sua religione, si rifiuta e finisce per rischiare di essere condannata a morte con l'accusa di stregoneria. Venne salvata, alla fine, da un intervento provvidenziale di Dio, che farà perire per infarto proprio Bois-Guilbert; se questi avesse vinto, Rebecca sarebbe stata ritenuta colpevole, in quanto Ivanhoe, che gareggiava per dimostrare l'innocenza di Rebecca, avrebbe senz'altro perso a causa delle sue precarie condizioni di salute.

"Vostra Altezza mi ha chiesto di fare il nome di un normanno che meriti di essere ricordato al nostro banchetto. E' forse un difficile compito, perché richiede allo schiavo di cantare le lodi del padrone, al vinto, oppresso dalle conseguenze della sconfitta, di cantare le lodi del vincitore. Eppure io farò il nome di un normanno, il primo per armi e rango, il migliore e il più nobile del suo popolo. E le labbra che si rifiuteranno di brindare con me alla sua meritata fama le considero false e disonorate, e sono pronto a sostenere quanto dico con la vita. Bevo questo calice alla salute di Riccardo Cuor di Leone!"

Ecco, tutte queste vicende sono narrate in maniera confusa, con salti temporali che mi è stato difficile seguire.
Un'altro problema che ho riscontrato sono stati i personaggi, da un lato troppo stereotipati, dall'altro troppo poco caratterizzati; ho fatto fatica a distinguerli, tranne i 5/6 principali e vi assicuro che ve ne sono molti altri, e non sono riuscita ad entrare in empatia con nessuno di loro.
Lo stesso Ivanhoe, che ha dato il nome all'opera, si vede poco all'interno del romanzo, in quanto le vere protagoniste del romanzo sono le battaglie interne al regno (tra Sassoni e Normanni) per la successione al trono.
Ma queste battaglie (una in  particolare è descritta nel libro) non sono descritte bene, si confondono con la storia dei personaggi, finendo per non descrivere bene né l'una cosa, né l'altra.
Non è stata una lettura pesante, neppure noiosa, è stata una lettura confusa, ho perso molto tempo a rileggere parti per capire di quale personaggio si stava narrando o dove si posizionasse quella vicenda all'interno dello spazio temporale del libro.
"L'oro lo si riconosce solo al contatto con la pietra di paragone"
Testarda come sono, vorrei leggere qualche altro libro su questo stesso tema, che tratti di cavalieri, tornei e amori e chiedo a voi consiglio per capire se è un genere a me non congeniale o si è trattato solo di questo libro che non è riuscito a prendermi.
Inoltre, vorrei sapere le vostre opinioni, soprattutto quelle positive, magari mi aiuteranno a vedere il quadro complessivo da un altro punto di vista.
Alla prossima lettura.

“Chi fa il bene avendo potere illimitato di fare il male, merita lode non solo per il bene che fa, ma anche per il male che evita di fare.”


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