Niente di nuovo sul fronte occidentale - Recensione

Buongiorno lettori. Oggi ho una novità da darvi. In famiglia non sono l'unica con la  passione per la lettura, anzi, si potrebbe dire che amiamo leggere tutti, tranne la mia povera mamma che si è ormai rassegnata a trovare libri nei posti più disparati. Mia sorella maggiore legge meno rispetto a me, a causa del minor tempo libero, però abbiamo pensato che sarebbe carino se scrivesse anche lei le sue impressioni. In realtà leggiamo libri abbastanza diversi, però è sempre bello confrontarsi sulle proprie letture. Quindi io mi limiterò a copiare le sue parole. Oggi vi parla di Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque.

Titolo: Niente di nuovo sul fronte occidentale 
Titolo originale: Im Westen nichts Neues
Autore: Erich Maria Remarque
Editore: Mondadori
Prezzo: cartaceo  10.50
Pagine: 207


TRAMA
In nome di alti ideali -patria e onore-, ancora adolescenti Paul Bäumen e i suoi compagni lasciano la scuola e si arruolano volontari. Invece di vivere una bella avventura, nei feroci combattimenti tra tedeschi e francesi sul fronte delle Fiandre affrontano una realtà di morte e distruzione. La vita diventa così soltanto sopravvivenza, angoscioso aggrapparsi agli istinti di conservazione e disperato rinsaldare i vincoli di cameratismo per fugare la paura. Un sostegno destinato però ad affievolirsi, perché uno dopo l'altro i compagni cadranno...
Pubblicato nel 1929, questo romanzo-diario di immensa fortuna - uno dei primi bestseller del Novecento - formula un messaggio pacifista che ai toni vigorosi dell'impegno civile preferisce quelli struggenti della malinconia.



Salve lettori,
eccoci qua alla mia prima recensione. Probabilmente questo non è il libro più adatto per iniziare questa sorta di rubrica, dal momento che personalmente leggo prevalentemente letteratura americana, classici e saggistica.
Inoltre, come probabilmente già saprete, questo libro è uno dei primi a rientrare nella categoria "Libri di guerra"; ecco, io di libri che rientrano in questa categoria ho letto solo "Buskashi. Viaggio dentro la guerra" di Gino Strada, fondatore di Emergency (tra l'altro, se non lo avete già fatto, vi consiglio davvero di recuperare anche questo libro). Quando lo lessi avevo 15 anni circa e ne uscii distrutta; da quel momento sono stata bene attenta a non avvicinarmi più ad un' autobiografia che avesse come ambientazione una guerra qualunque, tanto che si parlasse della 1°/2° guerra mondiale, quanto, invece, delle guerre moderne che sembrano toccarci marginalmente.
Ho iniziato questo libro perché fa parte della lista della BBC sui 100 libri da leggere prima di morire, mi sono detta che ero cresciuta, che era giunta l'ora di uscire un attimino dalla mia confort zone e che ormai ero pronta ad affrontare una lettura del genere; e ho fatto bene..non perché leggere questo libro sia stato una passeggiata di salute ma perché mi ha fatto riflettere e come ogni cosa che fa riflettere mi ha fatto anche crescere.

"La vita qui sui confini della morte ha una linea straordinariamente semplice, si limita all'indispensabile: tutto il resto è addormentato e sordo: in ciò sta la nostra primitività, e in pari tempo la nostra salvezza. Se fossimo più evoluti, da un pezzo saremmo pazzi, o disertori, o morti."

Sulla trama c'è poco da dire: il protagonista è Paul Baumer, diciannovenne tedesco, che si ritrova dall'essere seduto dietro i banchi di scuola all'essere mandato al fronte, precisamente in terra francese, insieme a suoi coetanei, alcuni amici di sempre, suoi compagni di scuola, altri ragazzi che ha conosciuta in questa orrenda avventura.
Il libro è scritto magistralmente; si sente attraverso la lettura tutta la sofferenza, l'orrore di una guerra che nessuno dei ragazzi sente davvero propria; si sente l'angoscia dei ragazzi per un futuro che sanno essere rovinato per sempre, qualora riescano ad uscirne indenni.
Sono riuscita, addirittura a sentire il dolore di un cavallo morente, gli odori che i ragazzi sentivano lì in prima linea, sembrava quasi che potessi percepirli anch'io.
Questo libro fu boicottato alla vigilia del 2° conflitto mondiale e l'autore, Erich Maria Remarch, fu costretto all'esilio, e leggendo il libro si capisce anche il perchè, e questo per il semplice fatto che l'opera è intrisa di pacifismo. I ragazzi sono pienamente consapevoli che le brutture e gli orrori che vivono e con i quali hanno imparato a convivere non solo sono inutili ma, soprattutto, che ne stanno uscendo abbruttiti, certi che tutte le speranze e i sogni di liceali innocenti non potranno mai più tornare ad essere tali; si rendono pienamente conto che dall'altra parte ci sono persone tali e quali a loro e che a distinguerli c'è solo il colore diverso della divisa; e, infine, si rendono conto che mai nessuno potrà percepire quell'orrore se non loro stessi, sono considerati degli eroi quando rientrano nella città natale, ad esempio, per la licenza, ma loro eroi non si sentono perchè sono costretti a compiere azioni disumane, e lo devono fare solo per non soccombere a loro volta a quello che, dall'alto, gli hanno detto essere il nemico.


"Non potremo mai più riprendere il nostro equilibrio. E neppure ci potranno capire. Davanti a noi infatti sta una generazione che ha, sì, passato con noi questi anni, ma che aveva già prima un focolare ed una professione, ed ora ritorna ai suoi posti d'un tempo, e vi dimenticherà la guerra; dietro a noi sale un'altra generazione, simile a ciò che fummo noi un tempo; la quale ci sarà estranea e ci spingerà da parte. Noi siamo inutili a noi stessi. Andremo avanti, qualcuno si adatterà, altri si rassegneranno, e molti rimarranno disorientati per sempre; passeranno gli anni, e finalmente scompariremo."

E' un libro crudo, struggente e bellissimo che ho letto a singhiozzi per non rischiare di restarne sopraffatta ma che consiglio veramente a tutti, per riflettere e per crescere, così come ho fatto io.



Commenti

Post più popolari