Parlando di musica #1

Buonasera lettori! Nelle ultime settimane, e soprattutto durante la settimana di Sanremo, mi è venuta un'idea. Nella mia vita, oltre ai libri, ha una grande importanza anche la musica. Penso che accompagni un po' tutti durante le giornate, volenti o nolenti ascoltiamo le canzoni che passano alla radio mentre facciamo la spesa, mentre siamo in macchina. E quindi ho pensato: perché non parlarne insieme? Ovviamente qualsiasi mio parere sulle canzoni è personale, dal momento che non sono un critico musicale e non ci tengo neanche a diventarlo. Anche perché credo che la musica sia ancora più soggettiva della lettura, perché se un libro è grammaticalmente scorretto, quello è. In una canzone è difficile poter affermare qualcosa in maniera oggettiva. E poi spero che possiate anche consigliarmi nuovi generi, nuovi cantanti, perché, lo ammetto, il mio panorama musicale è un po' limitato.
 Ovviamente durante la settimana del Festival sono usciti la maggior parte degli album dei cantanti in gara. E sì, perché se non era abbastanza dover alzarsi presto per studiare dopo essere andati a dormire all'una di notte, ogni anno pensano bene di non farci studiare neanche il giorno, perché a noi la canzone che presentano non ci basta. Noi vogliamo ascoltare l'intero album. 
Per iniziare, avevo bisogno di un autore che facesse il botto. E chi meglio di uno dei vincitori di Sanremo? E così oggi vi dico quello che ho pensato ascoltando l'album di Ermal Meta.
Titolo: Non abbiamo armi
Artista: Ermal Meta
Prezzo su Amazon: €12.99
Data di uscita: 9 febbraio 2018
Brani: 1 Non mi avete fatto niente
2 Dall'alba al tramonto
9 primavere
Non abbiamo armi
Io mi innamoro ancora
Le luci di Roma
Caro Antonello
Il vento della vita 
Amore alcolico
10 Quello che ci resta
11 Molto bene, molto male
12 Mi salvi chi puo'


Parto dicendo che il suo album precedente, 'Vietato morire', credo che sia difficilmente superabile. Ne ho adorato ogni singolo brano. E quindi avevo un po' paura che questo potesse deludermi. Ed effettivamente la prima volta che l'ho ascoltato non mi aveva convinto molto. Ma ho capito il perché, e cioè perché io mi aspettavo qualcosa simile ai brani precedenti, e invece no. Questo è un altro Ermal Meta, ma solo diverso, non peggiore.
L'album si apre con il brano che gli ha permesso di vincere il Festival, 'Non mi avete fatto niente'. Scritto in collaborazione con Fabrizio Moro e Andrea Febo, non poteva che essere un capolavoro. Un inno di speranza contro il terrorismo. Ogni volta che lo ascolto guardando il video mi commuovo.
Il secondo brano, 'Dall'alba al tramonto' è invece più movimentato, più cantabile, e parla d'amore, come solo Ermal sa fare, con le strofe che elencano tutta una serie di luoghi e il ritornello in cui l'amore è visto come fiducia e come qualcosa che si capisce anche se non si parla la stessa lingua.
'9 Primavere' è invece il racconto della fine di una storia e di come, nonostante il dolore che si prova, l'affetto per quella persona con cui si sono condivise così tante esperienze non si dimentica. La musica più lenta ci accompagna tra le varie avventure che sono comuni a tutte le coppie.
La canzone che dà il titolo all'album, 'Non abbiamo armi', è, secondo me, quella che si avvicina maggiormente al suo precedente lavoro, per il modo in cui è cantata. Come praticamente tutte le sue canzoni ha un significato profondo, parla di come la vita sia sempre pronta a metterci davanti degli ostacoli, ma anche di come sia necessario superare le sfide per poter andare avanti e "costruire il tuo sorriso".
Si passa poi a 'Io mi innamoro ancora', più veloce. Non è esattamente una canzone d'amore, o per lo meno non di amore romantico. L'amore di cui parla è quello verso la vita, in tutti i suoi aspetti, anche quelli materiali che però ne fanno parte. Personalmente credo che ripeta troppe volte il motivo del ritornello, che alla fine stanca un po'.
Dopo un'introduzione al pianoforte inizia quella che secondo me è la canzone in cui è maggiormente presente l'amore romantico 'Le luci di Roma'.Dal titolo può sembrare un omaggio alla città, che invece fa solo da sfondo alla ricerca e al ricordo di un amore perduto.
'Caro Antonello' è invece un omaggio ad Antonello Venditti, e si capisce che è proprio lui da una serie di richiami alle sue canzoni. Maggiormente parlate rispetto alle precedenti, dà molto spazio alla musica, che sembra quasi rispondere, nel ritornello. Una celebrazione di quello che si capisce essere un amico, a cui vengono poste delle domande quasi esistenziali.
Una fra le mie preferite è 'Il vento della vita', in cui si parla della forza necessaria per andare avanti, e di come, nella vita, gli ostacoli ci aiutano a diventare più forti e a farci capire che bisogna godersi il viaggio, non solo la meta.
'Amore alcolico' è invece una tra le più radiofoniche dell'album, con un andamento più mosso e un testo leggermente meno impegnativo, e un neologismo di cui sto ancora cercando di capire il significato.
La mia preferita in assoluto è però 'Quello che ci resta', in cui si parla di quell'amore che spero un giorno di conoscere, quello che "spacca le ossa".
'Molto bene, molto male', penultimo brano, fa un maggior uso di effetti sonori. Molto allegra e ritmata, ci proietta già verso l'estate.
Chiude l'album 'Mi salvi chi può'. Brano molto lungo, mette quasi insieme due canzoni diverse, con una prima parte più lenta e la seconda invece più ritmica. Diversa in tutto dalle precedenti, si conclude proprio con la parola 'fine'.

A questo punto la mia domanda è una: come fa Ermal Meta a creare così tanti capolavori? Non posso dire di preferire quest'album a quelli precedenti, ma sono tutti li, si contendono il primo premio. È un album che secondo me va ascoltato più volte, per riuscire a capire i brani al di là del ritmo e della musica che colpisce al primo ascolto. Comunque una cosa è certa, neanche questa volta ci hai deluso.



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Voi lo avete già ascoltato? Vi è piaciuto, o avete qualche critica da fare?

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